SINDACATO 4.0. La nuova “vecchia” via del sindacato

DEMOCRAZIA AD ALTA VELOCITA’  – E-UNION  e OPEN SOURCE

  Dr: PAOLO CERAGLIA

Lo sviluppo di Internet ha posto una nuova sfida ai sindacati, che si trovano nella condizione di doversi adeguare agli standard tecnologici raggiunti dalle altre organizzazioni e di integrare e spesso reinventare le proprie attività di comunicazione sul Web, perseguendo un cambiamento che è soprattutto culturale. Lo scenario di utilizzo delle ICT da parte del sindacato è ancora incompleto: se ormai quasi tutte le strutture hanno dei propri siti, più o meno professionalmente realizzati ma tutto sommato che assolvono alla necessità di comunicare i propri contenuti, molto più nebulosa è la situazione nei Social Network dove non e sempre chiaro quali siano i contenuti e come comunicarli. Emerge una situazione dove solo le ambizioni dei singoli portano avanti interessi strumentali i quali a loro volta aumentano le confusioni delle discussioni in corso che conseguentemente non ne stimolano di nuove costruttive.

E-UNION e OPEN SOURCE servizi in tempo reale

Lo stesso, ancor piu’ in dimensioni amplificate, vale per Facebook, “il social network”, dove venticinque milioni di italiani sono presenti, con rispettiva presenza sindacale anche massiccia, e ulteriormente caotica. D’altronde non potrebbe essere diversamente: in Italia la riflessione intorno al rapporto tra Internet e sindacato è ancora a data da definirsi, mentre ad esempio in altri paesi soprattutto anglosassoni  si è cominciato a parlare di e-unions  già all’inizio dell’anno  2000, suggerendo, anche in maniera radicale, che i sindacati dovevano « trasformarsi rapidamente in e-unions», per «fornire ai propri iscritti informazioni e servizi personalizzati in tempo reale grazie al supporto delle tecnologie digitali».  La forma sindacale che secondo gli studiosi anglosassoni emerge da Internet è Open Source, ovvero ognuno contribuisce per erogare informazioni, ma anche per connettere tra di loro rappresentati e delegati delle varie organizzazioni diverse e per fornire ai lavoratori delle stesse servizi che vanno al di là di quelli legati alla contrattazione collettiva di categoria. Il sindacato piu’ che mai e-unions , quindi, crea una comunità virtuale in cui tra sindacalisti e lavoratori vi è interscambio continuo, in cui l’uno è l’altro e viceversa. Tale sistema raggiunge anche luoghi di lavoro dove non esiste una vera rappresentanza organizzata –fisica- o dove non ci sono figure professionali individualizzate, come lavoratori a distanza, o altre figure non classicamente inquadrabili, i cosiddetti  “liquid work”.

Sindacalismo attraverso la rete

Per i teorici del e-unions forse meglio chiamarlo “sindacalismo attraverso la Rete”, l’uso di Internet non è inteso come mero affiancamento di un nuovo canale di comunicazione a quelli sinora utilizzati, ma diventa innovazione radicale di un modo tradizionale di essere sindacato, in alcune di esse più” avanti”,  contestualmente all’azione mediatica in rete, si combina anche con la “materializzazione “ dei soggetti o dell’organizzazione sindacale in “evento” o “incontro”  “live” in continuità  virtuale/ reale indistinta.

Sono ovviamente teorie forse un po troppo innovative, e soprattutto poco attente dell’azione sindacale tradizionale, in quanto, soprattutto dimenticano che i messaggi di protesta, ad es. contro la precarietà o i livelli salariali, diventano virali non per il mezzo che li trasmette (Internet), ma perché i contenuti delle proteste e delle lotte, sono l’esternazione in rete dell’esperienza personale di migliaia di individui. E non è un caso che, dalla comunicazione in Rete, nascano poi movimenti associativi dove le idee ( più o meno democratiche )  condivise viaggiano   veloci  –    democrazia ad alta velocita’- e trovano immediatamente, in quanto prive di sovrastrutture, l’interlocutore naturale immediatamente  è investito dalla rimostranza, e che contrariamente a quanto accadeva in passato, sa di interagire velocemente. 

Una citazione famosa dice che:” l’era del «Lavoro» è morta! Viva il nuovo tempo dei lavori”: i lavoratori sono tanti, le professioni si sono moltiplicate ed ognuna dialoga e comunica con propri linguaggi e strumenti. I lavoratori, anche militari, specie quelli più giovani sono già parte di comunità in rete: sono nei social network; fruiscono, auto producono e diffondono materiali video; vivono una vita con la tastiera “on” accanto a quella con la tastiera “off”. Oggi pertanto bisogna  andare a cercare i lavoratori nei contesti reali, a volte non facilmente individuabili, in cui essi operano e capirne le esigenze e comunicare con loro. In un mercato del lavoro frammentato è indispensabile creare una rete di rappresentanza che connetta molti più punti rispetto a quelli che oggi sono possibili nel mondo reale.

Cambio di paradigma del modello sindacale, da piramidale a multifocale e multidirezionale

La questione dei nuovi operatori sindacali, è semplice: in primo luogo bisogna integrare una cultura sindacale fondata sulla comunicazione face-to-face insieme ad una web-face to web-face  in cui Internet (il mezzo) costituisce l’interazione soggettuale. In secondo luogo va preso atto che il problema della comunicazione sindacale in rete non è di progettare spazi web belli e luccicanti; ma quanto in esso debbano essere i contenuti. Quindi, se il modello di funzionamento del sindacato classico era piramidale, e la comunicazione viaggiava soprattutto dall’alto in basso, ora si ha una multifocalità e multidirezionalità dell’informazione e conseguentemente anche le logiche dell’uso di Internet seguiranno tale flusso. Sul Web quel che appare è quel che si è davvero. E i Social Network specularmente seguono la situazione: lì l’interazione deve essere immediata, i commenti rapidi, le contestazioni frequenti, addio alle logiche TOP-DOWN.

L’asse del ragionamento va pertanto rovesciato rispetto a quanto si fa abitualmente: bisogna partire dal ripensamento dell’organizzazione e della rappresentanza per arrivare alla fine all’interazione in rete. E’ l’unico meccanismo che funziona, tutte le altre strade portano a vicoli chiusi. Il fine ultimo, è non lasciare  a sé stessi giovani e donne che il mercato ha flessibilizzato e precarizzato, anche in ambito militare (VFP1 VFP4), e per i quali la politica non ha ritenuto utile creare un seppur minimo sistema di welfare è, come sempre, una questione di progresso sociale che  il sindacato non può ignorare.  Per concludere, “Non c’e’ nulla di nuovo sotto il sole, è sempre e solo il vecchio mestiere del sindacato” attaulizato alle nuove tecnologie.

10 Agosto 2019

Dr Paolo Ceraglia

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